venerdì 20 marzo 2020

Tiziana Ferrario: «Mio figlio positivo al coronavirus, la sua vita è stravolta»

«Mio figlio, atleta e ingegnere, è risultato positivo al coronavirus. Ha 29 anni ed è sano, ma questo non ha impedito al virus di stravolgere la sua vita». Una rivelazione delicata, quella di Tiziana Ferrario, storico volto del Tg1.

La giornalista, che vive a Roma, ha raccontato di aver visto per l'ultima volta il figlio, residente a Milano, il 23 febbario scorso: «Eravamo ad Ancona, lui aveva deciso di correre i 1500 metri ai campionati italiani indoor di atletica. Pur non essendo un professionista, si era allenato tantissimo per un anno ed era stato anche un mese in Kenya, per confrontarsi con i migliori atleti al mondo. Dopo quella volta, ognuno è tornato a casa e ci siamo sentiti solo al telefono: parlavamo proprio del coronavirus, che dilagava proprio intorno a Milano, dove vive lui».




La situazione è precipitata la scorsa settimana. «Mio figlio ha iniziato ad accusare tosse e mal di gola ed aveva la febbre a 38. Venerdì è peggiorato: ad ogni colpo di tosse, anche un po' di sangue. Il medico, al telefono, gli aveva raccomandato di prendere la tachipirina ma non ci sono stati miglioramenti e quindi è andato al pronto soccorso» - racconta Tiziana Ferrario - «Una lastra ha permesso di accertare un principio di polmonite e il tampone ha confermato la positività al coronavirus. Ora è ricoverato e le sue condizioni non sono peggiorate, non sente più sapori né odori, ma aveva questa sensazione già dai primi sintomi».

La giornalista racconta ancora: «Continuiamo a chiederci dove possa avere contratto il virus. I suoi amici stanno bene, in azienda non ci sono casi e stanno tutti bene. Sappiamo che intorno a noi ci sono molti asintomatici, il Covid-19 è un nemico subdolo e non fa distinzioni. Colpisce tutti gli organismi, può essere fatale per chi ha già altre patologie ma non risparmia nemmeno persone sane e robuste, come mio figlio. Il virus gli ha stravolto l'esistenza in pochi giorni». Tiziana Ferrario ringrazia poi i medici e gli infermieri che stanno curando il figlio come altre migliaia di persone: «Ora si trova in una stanza isolata, con un vetro, dove degli eroi entrano superprotetti per assisterlo. Il loro impegno è esemplare e non va dato per scontato, non finirò mai di ringraziarli per il lavoro che stanno facendo per tutti i malati».

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