Microsoft sta lanciando uno strumento di auto-screening per verificare quali persone siano qualificate per donare il proprio plasma iperimmune nella speranza di creare un trattamento per i malati di Covid-19. Lo ha rivelato la stessa azienda di Bill Gates all’interno del loro blog lo scorso 20 aprile. Il plasma iperimmune sta alimentando il dibattito di queste ultime settimane in merito alle cure per il Covid-19. Una terapia che, a detta degli esperti, starebbe dando dei buoni riscontri sull’evoluzione clinica dei pazienti. In Italia la sperimentazione è partita del laboratorio di virologia molecolare del Policlinico San Matteo di Pavia diretto dal professor Fausto Baldanti ed è tuttora in sperimentazione anche all’Ospedale Carlo Poma di Mantova con il primario di pneumologia Giuseppe De Donno che ne sottolinea quotidianamente l’efficacia.
«C’è un trial che è in fase di completamento, che ha arruolato 47 pazienti, tutti pazienti piuttosto gravi, in ventilazione assistita. L’arruolamento dell’ultimo paziente è avvenuto giovedì o venerdì scorso e ora siamo in una fase di analisi di questo trial», ha detto Baldanti domenica sera a Che Tempo che Fa di Fabio Fazio. «I risultati sono davvero incoraggianti - ha aggiunto - l’efficacia si vede in un tempo molto breve» sottolineando di aver «in questo momento possiamo immaginare di avere una terapia di emergenza ma che potrebbe anche funzionare». «È naturale però che questa non sia la soluzione del problema - ha precisato Baldanti - la soluzione arriverà con il vaccino, con farmaci specifici oppure con la sintesi di questi stessi anticorpi in maniera ingegnerizzata, cose che richiedono tempo».
Lo strumento della Microsoft in fase di lancio è parte del lavoro di un team chiamato CoVig-19 Plasma Alliance. Quando qualcuno è infetto da un virus, il suo sistema immunitario produce anticorpi per combatterlo. Una volta che la persona infetta guarisce, all’interno del suo sangue è possibile trovare questi anticorpi. «Prima i pazienti Covid-19 guariti donano il loro plasma, prima il CoVig-19 Plasma Alliance può essere in grado di iniziare a produrre una potenziale terapia e avviare studi clinici», si legge nel testo sul blog. «Questi studi determineranno se questa terapia possa trattare i pazienti a rischio di gravi complicanze da Covid-19».
«Non si tratta di un nuovo trattamento - scrivono sul blog - è stato già usato per trattare la difterite nel 1890 e, efficacemente, durante la pandemia di influenza del 1918. Le infusioni al plasma sono state anche utilizzate per trattare le persone con malattie come la SARS, il morbillo e la varicella. Riguardo il Covid-19, alcune prime informazioni suggeriscono che le infusioni di plasma hanno abbreviato i tempi di guarigione di alcuni pazienti, ma è ancora troppo presto per dire quanto sia efficace il trattamento. I ricercatori negli Stati Uniti continuano a condurre studi controllati».
«L'obiettivo di Alliance - spiegano - è diverso da alcune altre iniziative relative al plasma. Piuttosto che concentrarsi sul dare trasfusioni di plasma direttamente ai pazienti infetti, l'Alliance vuole fare una terapia chiamata globulina iperimmune policlonale (H-Ig). Il processo riunisce più donazioni di plasma. Quindi, gli anticorpi vengono concentrati in una forma liquida, che i ricercatori cercheranno di utilizzare per creare un farmaco in grado di curare il virus. La terapia dovrebbe essere sottoposta a studi clinici prima di essere approvata per il trattamento di pazienti Covid-19».
«Il Bot al plasma CoVIg-19 , che Microsoft prevede di rendere disponibile tramite canali web, social e di ricerca, pone una serie di domande per vedere se un utente sia in grado di donare, compresi i farmaci che stanno assumendo, le allergie e altri condizioni mediche - concludono - Se risultassero idonei, gli utenti riceveranno informazioni su dove donare il proprio plasma, che richiede circa un'ora. Il reclutamento inizierà negli Stati Uniti per poi espandersi in Europa. Oltre a Microsoft, l'Alliance include Biotest, BPL, LFB, Octapharma, CSL Behring e Takeda. La Bill and Melinda Gates Foundation è consulente del progetto».