giovedì 5 dicembre 2013

Truffare 92 mensilità all'Inps? A una pensionata palermitana è costato 450 euro di multa


Ci ha provato, e alla fine dei conti, non le è andata poi così male.   Giustizia velocissima e conveniente per una finta pensionata palermitana, la signora Rosalia C., condannata lo scorso tre aprile dalla Cassazione a un anno e nove mesi e 550 euro di multa per truffa aggravata e continuata per aver incamerato 92 rate di pensione che non le spettavano.  Su ricorso dell'imputata, infatti, la stessa Suprema Corte - con la sentenza 49079 depositata oggi e relativa all'udienza bis svoltasi nemmeno un mese fa, il 22 novembre - si è accorta di aver fatto male i calcoli e ha ridotto la condanna di Rosalia a 14 mesi di reclusione (che non sconterà in quanto incensurata) e 450 euro di multa.  Nel ricorso straordinario alla Cassazione, la finta pensionata ha protestato, affermando che gli ermellini ad aprile avevano sbagliato perchè non avevano esaminato il motivo con il quale lei contestava l'aumento di pena di nove mesi inflittole, sia dal Tribunale che dalla Corte di Appello di Palermo nel 2012, per la continuazione del reato che partiva da una pena base di 14 mesi.  «O si trattava di un unico reato consumato con l'ultima riscossione, e quindi andava esclusa la porzione di pena relativa alla ritenuta continuazione del primo grado, oppure - ha sostenuto la signora, tramite il suo difensore - si trattava di truffa continuata, in tal caso dovendo dichiararsi la prescrizione degli episodi precedenti l'ultimo, con conseguente rimodulazione della pena».  Guardando meglio le carte, per la seconda volta, gli ermellini si sono accorti che Rosalia C. aveva ragione. «Se il reato si è consumato con l'ultima erogazione - scrive il verdetto bis della Cassazione -, non sussiste la contestata e ritenuta continuazione e va eliminata la porzione di pena che era stata quantificata e deliberata come aumento per la continuazione».

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