martedì 26 novembre 2013
Molfetta, 14enne violentata dal branco per colpa di un falso profilo su Facebook
È nato tutto da uno scherzo su Facebook. Poche righe inserite su un falso profilo creato da una ragazzina che ha pubblicato il numero di cellulare di una quattordicenne e l'inequivocabile frase che diceva più o meno così: «Disponibile a tutto». Dopo questo messaggio la giovane è stata tormentata da decine di telefonate di ragazzi, tutti più grandi di lei, che non le hanno dato scampo fino a quando l'hanno violentata in gruppo in un anfiteatro all'aperto nella villa del parco di Ponente, a Molfetta, a circa 30 chilometri a nord di Bari. Per questi fatti, e per una successiva violenza sessuale compiuta da un solo giovane, quattro ragazzi tra i 18 e 24 anni sono stati posti agli arresti domiciliari, mentre tre minorenni di 16 e 17 anni sono indagati a piede libero. LA STORIA CHOC I fatti risalgono alla primavera del 2012. È sera. Il branco degli stupratori, dopo aver avvicinato la ragazzina, la invita a fare un giro in scooter. È una trappola: la ragazzina si ritrova poco dopo nell'anfiteatro alla periferia della città. Qui viene violentata a turno da cinque giovani mentre gli altri complici la bloccano e altri ancora assistono divertiti allo stupro. Passano i giorni e il gruppo ricomincia a perseguitare la ragazza. Lei resiste fino a quando accetta di uscire con un altro ragazzo che, carpendo la buona fede della giovanissima, la violenta al termine di un giro in moto. La ragazza non denuncia subito le violenze. È terrorizzata, distrugge la sim del suo cellulare e, per un pò, pensa che ciò sia sufficiente per poter andare avanti. Alla fine decide di confidarsi con un parente e con qualche amica. Qualcuno l'aiuta a denunciare le violenze ai carabinieri. Ai militari la giovane racconta di essere stata violentata da dieci giovani. Spiega che in cinque hanno abusato a turno di lei mentre gli altri la bloccavano e altri ancora ridevano. Parla anche della violenza subita dall'altro giovane e di altri palpeggiamenti e tentativi di stupro. I carabinieri riescono ad identificare solo sette ragazzi, quattro dei quali sono stati posti oggi agli arresti domiciliari. Gli indagati appartengono tutti a famiglie normali, così come la vittima. Sono quasi tutti studenti e solo i nomi di alcuni di loro sono inseriti nelle banche dati delle forze di polizia per piccoli reati. «I ragazzi - ha spiegato il procuratore aggiunto di Trani, Francesco Giannella - non si rendono conto della portata delle conseguenze di un cattivo uso di certi strumenti» come i social network. «Questa è una vicenda squallida e penosa - ha aggiunto - e che l'esito arrivi oggi, nella giornata contro la violenza sulle donne, è del tutto casuale». «Mesi prima delle violenze - hanno sottolineato Giannella e il pm inquirente Mirella Conticelli - qualcuno ha creato un profilo falso della ragazzina, che la descriveva molto disponibile. E se è vero che non c'è un rapporto di causa-effetto fra quel profilo e quanto accaduto, è vero pure che i ragazzi non si rendono conto della portata delle conseguenze di un cattivo uso di certi strumenti». La giovane che ha creato il falso profilo è stata identificata ma non è coinvolta nell'indagine.
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