lunedì 25 novembre 2013
"Amanda e Raffaele sul luogo del delitto. Lei raccontò delle urla e della violenza"
Sette ore di requisitoria non gli sono bastate per arrivare alle conclusioni, ma sono state più che sufficienti per fargli illustrare, punto su punto, le accuse ad Amanda Knox e a Raffaele Sollecito. Al processo d'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher, oggi è stata la giornata del sostituto pg Alessandro Crini. Il suo intervento finirà domattina. Salvo improvvisi cambi di rotta, le considerazioni che ha fatto finora lasciano supporre che chiederà alla Corte fiorentina di condannare i due imputati. In fondo, lo suggerisce pure la Cassazione, che ha annullato le assoluzioni dell'appello perugino. Anche Sollecito non pare aspettarsi nulla di diverso: «Le accuse che mi sono state rivolte - ha detto commentando la requisitoria - sono approssimative e incerte». La direzione imboccata da Crini, chiara fin dalle prime parole, è apparsa palese in chiusura di questa prima giornata di requisitoria. Il magistrato ha ricordato che dopo aver calunniato Patrick Lumumba, Amanda confidò alla madre che lui non c'era: «Cosa ti dà questa certezza se non il fatto di essere stata presente?», ha chiesto Crini. Quella notte Amanda c'era - ha quindi concluso - e «la presenza della Knox è difficilmente sganciabile dalla presenza di Sollecito sul luogo del delitto». In primo grado Amanda venne condannata a 26 anni di reclusione, Sollecito a 25. Sulle richieste che farà Crini un' indicazione la dà una considerazione sulla pena a 16 anni inflitta a Rudy Guede: «Non mi è sembrata centratissima», ha detto il pg lasciando intendere di ritenerla troppo bassa. Il magistrato ha chiesto ai giudici fiorentini di «non compiere l'errore» della Corte d'assise d'appello di Perugia, che ha assolto Amanda e Raffaele «atomizzando gli elementi» di accusa e perdendo, così, la visione di insieme. Quella sentenza, ha ricordato, è stata «rasa al suolo» dalla Cassazione. Questa la premessa. A seguire, colpi alla ricostruzione di Sollecito: sostenne di aver passato la serata davanti al pc, ma i consulenti dicono che non è dimostrato che interagì con il computer. Questo, secondo Crini, «costituisce un primo elemento per caratterizzare la cosiddetta falsità dell'alibi». Idem per Amanda. «La madre delle perplessità», ha detto Crini, nasce dal suo racconto: disse di aver dormito da Sollecito, la notte del delitto, e di essere tornata a casa al mattino, per fare la doccia, ma di non aver visto il caos provocato dal furto che sarebbe stato compiuto nella camera della sua coinquilina. Per Crini, l'accusa è rafforzata dalle tracce miste di Amanda e Meredith trovate nel bagno e dalle testimonianze «attendibili» del clochard, che la sera del delitto vide Sollecito e la Knox davanti alla casa di via della Pergola, e del commerciante, che sostiene di aver visto Amanda nel suo negozio, la mattina successiva. L'elemento cruciale, però, pare essere la calunnia a Lumumba: Amanda Knox inserì «l'urlo e la violenza», ha detto il pg, cioè «elementi di verità: da dove derivano questi dati se non dall'essersi confrontata direttamente con questa vicenda?».
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