A portare sul monitor di casa la ragazza di Seattle, due volte condannata e due volte assolta per l’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher con cui divideva un appartamento a ridosso del centro storico di Perugia, è Netflix con il documentario originale diretto da Rod Blackhurst e Brian McGinn, presentato in questi giorni al Festival del cinema di Toronto, staffetta di quello veneziano, ma dedicato soprattutto a film tratti da storie vere.
In questo caso, però, il materiale del docufilm non serve a stabilire se Amanda sia o meno colpevole del brutale assassinio, consumato per l’accusa con la complicità del suo ex Raffaele Sollecito, anche lui assolto definitivamente, ma misura quanto i media, la stampa scandalistica e il clamore della spaccatura popolare tra forcaioli e innocentisti possano avere avuto un peso nello svolgimento dei quattro processi a suo carico.
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