venerdì 16 settembre 2016

Amanda Knox, ora i dubbi li hanno anche gli americani: docufilm Usa sul delitto di Perugia


Il dubbio fa ancora male: quanto i media, gli errori e l’ossessione popolare per il noir hanno influenzato giudici e investigatori nel caso di Amanda Knox? Impossibile da dimenticare, protagonista involontaria della più grande brutta figura delle giustizia italiana, sempre in bilico tra essere considerata la più furba tra le imputate di omicidio e la perfetta vittima di un esemplare errore giudiziario, Amanda torna nell’ambiente in cui si esprime nel modo più naturale, lo schermo.
A portare sul monitor di casa la ragazza di Seattle, due volte condannata e due volte assolta per l’omicidio della sua coinquilina Meredith Kercher con cui divideva un appartamento a ridosso del centro storico di Perugia, è Netflix con il documentario originale diretto da Rod Blackhurst e Brian McGinn, presentato in questi giorni al Festival del cinema di Toronto, staffetta di quello veneziano, ma dedicato soprattutto a film tratti da storie vere.
In questo caso, però, il materiale del docufilm non serve a stabilire se Amanda sia o meno colpevole del brutale assassinio, consumato per l’accusa con la complicità del suo ex Raffaele Sollecito, anche lui assolto definitivamente, ma misura quanto i media, la stampa scandalistica e il clamore della spaccatura popolare tra forcaioli e innocentisti possano avere avuto un peso nello svolgimento dei quattro processi a suo carico.

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