Visualizzazione post con etichetta infermiera. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta infermiera. Mostra tutti i post

giovedì 7 maggio 2020

Napoli, infermiera stuprata in centro: «Una donna ha visto ma non ha fatto niente». Arrestato un senegalese

Un’infermiera di 48 anni, incinta, è stata violentata domenica pomeriggio in un parcheggio nel centro di Napoli: una violenza orribile, avvenuta al Metropark, accanto alla stazione ferroviaria di Napoli centrale. Per lo stupro, avvenuto nell’ultimo giorno del lockdown, questa mattina un giovane senegalese è finito in manette.


La vittima ha raccontato il suo incubo in una lunga intervista a Repubblica: secondo la sua versione dei fatti, attualmente al vaglio degli inquirenti, la 48enne aveva finito il suo turno nel reparto di psichiatria di una struttura pubblica quando è andata a prendere il bus per Avellino al Metropark, che sarebbe partito un’ora dopo. Erano le 14.30, quindi pieno giorno.

«Mi sono seduta su una panchina ad aspettare, non c’era anima viva», ha raccontato. All’improvviso un uomo le si è avvicinato: «Ho avuto paura pensavo a una rapina. Mi ha infilato le mani dappertutto, si arrabbiava perché mi difendevo». Nei paraggi anche una donna, che però anziché aiutarla si è dileguata: «Le ho gridato "chiama la polizia, i carabinieri", ma lei non ha fatto nulla».

L’incubo della donna è durato 45 minuti, con la città deserta e nessuno in giro ad aiutarla: l’arrivo dell’autista del bus che doveva portarla a casa, alla fine l’ha salvata. Il giovane, di origini senegalesi, è stato arrestato per violenza sessuale: le indagini sull'accaduto proseguono anche attraverso la visione delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza presenti nel parcheggio. Si cerca infatti di far luce sia sulla partecipazione di eventuali complici, sia su omissioni di soccorso da parte di persone presenti, come ha raccontato la vittima.

giovedì 16 aprile 2020

Coronavirus Inghilterra, infermiera incinta muore: i medici riescono a far nascere la bimba

Mary Agyeiwaa Agyapong, 28 anni, lavorava da cinque anni al Luton and Dunstable University Hospital, è morta domenica scorsa, dopo essere stata contagiata dal coronavirus. La donna era incinta e i medici sono riusciti a praticarle un taglio cesareo prima del decesso e a far nascere la figlioletta.


Un portavoce dell’ospedale ha raccontato che «la bambina dell’infermiera sta bene», ma non ha potuto fornire ulteriori informazioni. Mary è stata ricoverata in ospedale il 7 aprile, dopo essere risultata positiva al Covid-19 due giorni prima. Il virus sta mietendo vittime anche tra medici e infermieri, e non solo in Italia. Nel Regno Unito, infatti, l’ultima in ordine di tempo è questa giovane donna che aspettava con felicità di diventare mamma. La sua bimba è nata ma lei non potrà mai abbracciarla. Ancora non si sa se la piccola sia positiva, ma i medici rassicurano i parenti «sta bene».

David Carter, amministratore delegato del NHS Foundation Trust del Bedfordshire Hospitals, ha detto commosso «un’infermiera fantastica e un ottimo esempio di ciò che rappresentiamo». «I nostri pensieri e le nostre più sentite condoglianze sono per la famiglia e gli amici di Mary in questo triste momento». Eppure nei giorni scorsi sembrava stesse migliorando e invece domenica è peggiorata ed è morta, poco prima i dottori sono riusciti a far nascere la figlia che aveva in grembo.

Il marito e neo papà è attualmente in isolamento, non potrà salutare la sua Mary e ci vorrà ancora tempo prima di riabbracciare la figlia. I colleghi hanno reso omaggio alla giovane infermiera creando una pagina di raccolta fondi per sostenere la sua famiglia. La pagina ha già raccolto quasi £ 4.500 da quando è stata istituita mercoledì mattina.

Un ex collega, con la voce spezzata dal dispiacere ha raccontato che Mary «ha dedicato la sua vita al servizio sanitario nazionale come infermiera e lo ha fatto sempre con grande amore».

venerdì 20 marzo 2020

Caserta, febbre alta e dolore al petto: Mara muore a 25 anni. Faceva l'infermiera e stava per sposarsi


È morta all'improvviso Mara Zara, una ragazza di 25 anni di Casal di Principe, nel casertano. A stroncare la ragazza, che lavorava come infermiera a Padova, non sarebbe stato il coronavirus, ma una miocardite. Un altro virus le sarebbe stato letale causando un'infiammazione del muscolo cardiaco. Poi sarebbero subentrate altre complicazioni e la morte cerebrale. Mara era prossima al matrimonio.


A riportare la notizia della sua morte è la stampa locale. Come riporta La Voce di Napoli, la febbre alta e il dolore al petto avevano fatto pensare inizialmente a un contagio da coronavirus, ipotesi che è stata esclusa molto presto. Anche il lavoro della ragazza aveva fatto pensare a un caso sospetto. Mara si era laureata in Scienze Infermieristiche e prestava servizio in un'azienda sanitaria padovana.

La ragazza è morta dopo alcuni giorni dal ricovero in ospedale. Prima alcuni sintomi influenzali e poi un peggioramento delle sue condizioni. Tantissimi i messaggi d’affetto e di solidarietà per l’intera famiglia di Mara e per il suo fidanzato, che sognava di portarla all'altare finito l'incubo coronavirus.

martedì 10 marzo 2020

Coronavirus, l'appello di Alessia l'infermiera con i segni della maschera: «Sono stanca ma faccio la mia parte, voi fate la vostra»

Coronavirus, l'appello di Alessia l'infermiera con i segni della maschera: «Sono stanca ma faccio la mia parte, voi la vostra». Il viso stanco e segnato dalle ore e dalla fatica, un grande messaggio e un esempio di dedizione, lei è Alessia un'infermiera che con questa foto rappresenta i veri eroi dei nostri giorni.


«Sono un'infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro. Ho paura perché la mascherina potrebbe non aderire bene al viso, o potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi, o magari le lenti non mi coprono nel tutto gli occhi e qualcosa potrebbe essere passato». Alessia Bonari è un'infermiera, non è famosa ma lo sta diventando con il suo esempio. Sul suo account Instagram ha postato una foto in camice, probabilmente scattata in quei rari momenti di pausa durante il suo turno di lavoro, mostrando tutta la fatica che il personale sanitario sta affrontando per combattere l'emergenza Coronavirus. Il volto è segnato dalla stanchezza ma ha anche dei piccoli lividi a causa della maschera, il suo post sta facendo il giro del web ed è un esempio per tutti noi : «Sono stanca fisicamente perché i dispositivi di protezione fanno male, il camice fa sudare e una volta vestita non posso più andare in bagno o bere per sei ore. Sono stanca psicologicamente, e come me lo sono tutti i miei colleghi che da settimane si trovano nella mia stessa condizione, ma questo non ci impedirà di svolgere il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto. Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro».

Il suo post ha superano i 100 mila like, lei ke non è un'inflencer di professione ma che ha un messaggio importante da dare : «Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile. Noi giovani non siamo immuni al coronavirus, anche noi ci possiamo ammalare, o peggio ancora possiamo far ammalare. Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore».

Coronavirus, la foto simbolo dell'infermiera sfinita dopo il turno all'ospedale di Cremona

Un’infermiera, stremata, riposa 5 minuti con la testa appoggiata su un lenzuolo piegato e poggiato su una scrivania davanti al computer. Il tempo necessario per recuperare un poco di energie e tornare in prima linea, a combattere il coronavirus.


La foto è stata scattata all'ospedale di Cremona, come riporta Il Quotidiano italiano, uno delle strutture messe più alla prova in questi giorni di emergenza. E quell'immagine diventa il simbolo della fatica estrema che stanno sopportando le donne impegnate nella lotta al contagio.

A scattarla è stato un medico dell’ospedale, al termine del turno notturno. Sono circa le sei, sfinita, ancora con la mascherina, il camice e i guanti, l’infermiera prende un lenzuolo e appoggia la testa per riposarsi un attimo.

«Siamo tutti provati da questa situazione – spiega il dottore - ma gli infermieri più di tutti. Non si risparmiano». L'ospedale è allo stremo. «All’inizio di ogni turno – racconta il medico, sottoposto come altri colleghi al tampone – sei assalito da un senso di angoscia, un nodo in gola per nascondere la paura, poi respiri profondamente, metti la mascherina e ricominci. Odio quelle mascherine, non ti permettono di respirare, hai prurito dappertutto, ma che vuoi fare, se ti vuoi salvare le devi tenere – dice il medico -. E i guanti, il camice, gli occhiali. Il camice monouso all’interno è di plastica, per forza, ci fa da barriera, ma si suda da morire e ti si appiccica addosso. Sopporti e vai avanti. In fondo speri che la gente debba solo restare a casa, a vedere il televisore o chattare, magari a giocare a scarabeo con i propri figli. Non gli si chiede tanto, eppure sembra che non abbiano capito quanto sia grave la situazione».

Post più popolari