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giovedì 7 maggio 2020

Napoli, infermiera stuprata in centro: «Una donna ha visto ma non ha fatto niente». Arrestato un senegalese

Un’infermiera di 48 anni, incinta, è stata violentata domenica pomeriggio in un parcheggio nel centro di Napoli: una violenza orribile, avvenuta al Metropark, accanto alla stazione ferroviaria di Napoli centrale. Per lo stupro, avvenuto nell’ultimo giorno del lockdown, questa mattina un giovane senegalese è finito in manette.


La vittima ha raccontato il suo incubo in una lunga intervista a Repubblica: secondo la sua versione dei fatti, attualmente al vaglio degli inquirenti, la 48enne aveva finito il suo turno nel reparto di psichiatria di una struttura pubblica quando è andata a prendere il bus per Avellino al Metropark, che sarebbe partito un’ora dopo. Erano le 14.30, quindi pieno giorno.

«Mi sono seduta su una panchina ad aspettare, non c’era anima viva», ha raccontato. All’improvviso un uomo le si è avvicinato: «Ho avuto paura pensavo a una rapina. Mi ha infilato le mani dappertutto, si arrabbiava perché mi difendevo». Nei paraggi anche una donna, che però anziché aiutarla si è dileguata: «Le ho gridato "chiama la polizia, i carabinieri", ma lei non ha fatto nulla».

L’incubo della donna è durato 45 minuti, con la città deserta e nessuno in giro ad aiutarla: l’arrivo dell’autista del bus che doveva portarla a casa, alla fine l’ha salvata. Il giovane, di origini senegalesi, è stato arrestato per violenza sessuale: le indagini sull'accaduto proseguono anche attraverso la visione delle immagini registrate dagli impianti di videosorveglianza presenti nel parcheggio. Si cerca infatti di far luce sia sulla partecipazione di eventuali complici, sia su omissioni di soccorso da parte di persone presenti, come ha raccontato la vittima.

sabato 28 ottobre 2017

Michelle Hunziker choc: "Io, vittima per 5 anni di una setta. Mi dicevano che sarei morta"

«Inizialmente sembravano sedute di pranoterapia, ma poi mi accorsi di essere rimasta vittima di una vera e propria setta. Sono stati cinque anni da incubo». Inizia così la confessione choc di Michelle Hunziker, che al Corriere della Sera ha rivelato un'immagine personale piuttosto fragile di se stessa e ha deciso di denunciare la propria esperienza personale. Sono argomenti dolorosi, lontani dalle luci dei riflettori e dal mondo dorato dello spettacolo, oltre che dall'allegria e dalla solarità che Michelle ha sempre dimostrato: «Non ne ho mai parlato con nessuno, il primo a cui l'ho detto è stato mio marito Tomaso. Insieme ci siamo fatti forza: lui ha condiviso con me i suoi lutti, io la mia esperienza in quella setta».
Tutto era iniziato con l'incontro con una sedicente life-coach che avrebbe suggerito a Michelle la pranoterapia, ma non solo: «Entrai in un gruppo che partecipava anche a cene che terminavano con riunioni in cui vengono invocate e canalizzate le energie dei defunti o di spiriti elevati. C'erano anche molti personaggi noti della tv, direttori di giornali, autori e magistrati. Io ero giovane, avevo 23 anni ed ero la moglie di Eros e mamma felice di Aurora, che all'epoca aveva tre anni, ma qualcosa stava cambiando e mi cadevano più capelli».
Dopo le prime sedute di pranoterapia, Michelle si sente meglio e la sua fiducia viene conquistata rapidamente dalla life-coach Clelia, che la fa entrare in questo gruppo: «Erano stati momenti difficili, anche Franchino Tuzio mi ha sostenuta molto. Ma dopo le prime sedute vedevo che mi stavano rispuntando nuovi capelli, biondissimi, così iniziai a fidarmi molto di lei. Le raccontai del rapporto chiuso con mio padre alcolizzato, le mi disse 'Vai a trovarlo e abbraccialo'. Ho riottenuto l'amore di un padre e di un nonno per mia figlia, ma erano consigli che avrebbe potuto darmi un qualunque psicologo. Lì mi ha fregato: quando poi mio padre morì, mi sentii di nuovo sola e persa ma avevo lei al mio fianco».
«Clelia mi parlava di bellezza e purezza, di energie positive e mi diceva che ne avevo troppa negativa» - racconta ancora la showgirl svizzera - «Diceva che era colpa mia e delle persone che mi circondavano, che dovevo praticare l'astinenza sessuale perché la mia energia era "bassa e sporca" e che dovevo evitare di frequentare certe persone o determinati eventi mondani. Mi aveva restituito l'affetto di mio padre, ma mi stava allontanando da tutti gli altri». A questo punto, solo nel 2006, cinque anni dopo aver conosciuto la donna, la Hunziker decide di abbandonare quel gruppo. Ma non fu facile: «Dovevo riazzerare tutto, ricostruire la mia vita e per tanto tempo ho avuto attacchi di panico. Credevo che sarei morta per soffocamento, proprio come mi dicevano nella setta quando consideravano la mia energia troppo negativa. Oggi prenderei a schiaffi chi si definisce un life-coach, tanti ragazzi dell'età di Aurora hanno molti dubbi e devono sapere una cosa: ognuno è maestro di se stesso. Non credete a questi sedicenti maestri, credete solo negli affetti. Se è capitato a me, non deve capitare per forza a tutti».

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