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mercoledì 22 aprile 2020

Coronavirus, medici cinesi contagiati si svegliano dal coma con la pelle più scura

Contagiati dal coronavirus guariscono ma la loro pelle cambia colore. È lo strano caso di due medici cinesi del Wuhan Central Hospital, il dottor Yi Fan e Hu Weifeng, 42 anni entrambi. Tutti e due si sono ammalati durante il picco dell'epidemia in Cina e hanno avuto complicanze che li hanno costretti ad essere intubati e ricoverati per un mese in terapia intensiva.


Curati, sono riusciti a guarire, ma come effetto collaterale dei farmaci la loro pelle ha cambiato colore, diventando notevolmente più scura. A raccontare quello che è successo è un servizio della tv Ccvt, la tv di stato cinese, e ripreso dal Daily Mail. La storia è raccontata da un documentario presente anche su youtube che sembra costruito per enfatizzare il coraggio e la prontezza del personale sanitario cinese durante l'emergenza.
Pare che l'alterazione della pigmentazione della pelle sia dovuta a un malfunzionamento del fegato, organo che si sarebbe affaticato a seguito della forte terapia antivirale a cui sono stati sottoposti.

Entrambi i dottori si sono ammalati e aggravati in pochi giorni. Il dottor Yi è stato attaccato a un macchinario per 39 giorni, ma ora si è ripreso ed è ancora in ospedale ma non in terapia intensiva. Il dottor Hu era in condizioni più gravi, ha passato 45 giorni in terapia intensiva e ancora non è guarito del tutto. I medici hanno detto che comunque appena i valori del fegato torneranno nei parametri anche la pigmentazione della pelle tornerà normale.

mercoledì 25 marzo 2020

Il giallo del video del Tg Leonardo del 2015 in cui si raccontava del Coronavirus creato nei laboratori cinesi per attaccare i polmoni dell'uomo

Il video del programma Rai Leonardo che racconta la nascita del coronavirus in un labroatorio della Cina. Ormai impazza su tutti i telefoni d'italia in questo preciso istante. Un video che inquieta, soprattutto se visto in questi giorni. Si tratta di un video del Tg Leonardo della Rai, andato in onda il 16 novembre 2015, quasi cinque anni fa.


Nel video si parla di un "super virus" polmonare creato in laboratorio in Cina, un virus creato da "pipistrelli e topi".
Poi il conduttore, entrando nello specifico racconta: «Si tratta di una proteina presa dai pipistrelli innestata sul Virus della Sars - la polmonite acuta - ricavato dai topi e ne esce un supervirus che potrebbe colpire gli uomini». Vale la pena si chiede creare un pericolo così grande per motivi di studio?

Nel servizio si parla proprio di un «coronavirus trocato nei pipistrelli su un virus che provoca la Sars» Poi ancora più inquietante si aggiunge: «L'ibrido è adatto ad attaccare l'uomo: una precisa molecola permette al coronavirus di attaccarsi alle nostre cellule respiratorie scatenando la sindrome».

Parole che fanno impressione, che scatenano alcune domande. Innanzitutto va precisato che il video è originale, non è contraffato e non è un fake. Tutto è andato in onda normalemente.

Certo è difficile non porsi delle domande: quel virus creato in laboratorio quasi cinque anni fa, è quello con cui stiamo combattendo in questo momento in tutto il mondo? Il virus - creato proprio in Cina - è in qualche modo "scappato" dal controllo dei laboratori cinesi?

Fino ad ora - va specificato - tutte le risultanze scientifiche hanno escluso la possibilità che il SarsCov2 venga da un laboratorio, e tutti gli scienziati parlano di un contagio e di un salto di specie del Coronavirus grazie ad un ospite che ha traghettato il virus dal pipistrello all'uomo.

Ma questo video, sinceramente, lascia aperte molte domande sulle quali è lecito avere approfondite risposte.

lunedì 23 marzo 2020

Coronavirus, ricercatori cinesi: «Più a rischio col sangue gruppo A»

Alcuni gruppi sanguigni, in particolare il gruppo A, potrebbero essere leggermente più vulnerabili a Covid-19. È quanto emerge da uno studio dei ricercatori cinesi della Southern University of Science and Technology di Shenzhen.


Secondo quanto riporta l'AdnKronos, i ricercatori sono arrivati a questa conclusione dopo aver analizzato campioni di sangue di 2173 pazienti con Covid-19 in tre ospedali nelle città cinesi di Shenzhen e di Wuhan, primo epicentro dell'epidemia.

Poi hanno confrontato queste informazioni con i dati di 3694 persone sane a Wuhan e 23.386 a Shenzhen. Analizzando tutti i risultati, gli scienziati hanno concluso che «il gruppo sanguigno A presenta un rischio significativamente più elevato di Covid-19» rispetto ai gruppi non A. I soggetti di gruppo 0 hanno invece «un rischio significativamente più basso per la malattia infettiva». Secondo lo studio, quindi, medici e infermieri con gruppo sanguigno A «potrebbero aver bisogno di protezioni rinforzate».

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