Piero Chiambretti è guarito dal coronavirus. "Ho due tamponi negativi. Un messaggio di speranza che voglio condividere e trasmettere a tutti", ha dichiarato il conduttore di “#CR4-La Repubblica delle donne” che è stato dimesso dall’ospedale Mauriziano di Torino dove era ricoverato dal 16 marzo scorso insieme alla madre Felicita che purtroppo, anche lei contagiata, non ce l’ha fatta.
Chiambretti era risultato positivo al Covid-19 e dopo due lunghe settimane di lotta contro il virus finalmente torna a casa. Ora lo aspetta un periodo di convalescenza.
“Ringrazio con tutto il cuore il personale sanitario del Pronto Soccorso dell’ospedale Mauriziano di Torino che mi ha assistito e curato con abnegazione, passione e grande umanità in questi lunghi giorni di malattia e di sconforto psicologico. Sono guarito", è il messaggio del conduttore.
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mercoledì 1 aprile 2020
Piero Chiambretti è guarito dal coronavirus: "Un messaggio di speranza che voglio condividere"
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lunedì 30 marzo 2020
Coronavirus, dopo 18 giorni si vede la luce: i nuovi casi crollati dal 22 al 5%
Chiamiamolo pure effetto lockdown, nella speranza che possa condurre l'Italia verso l'uscita dall'inferno creato dal Covid-19. Un virus che ha già ucciso 10.779 nostri connazionali, 756 nella sola giornata di ieri. Il dato rilevante è il cambio di rotta intrapreso dalla curva epidemica da quel famoso 10 marzo, quando entrò in vigore il primo decreto di contenimento. Il giorno seguente l'incremento dei nuovi casi accertati fu del 22,8%.
Ieri, 18 giorni dopo, la percentuale è scesa al 5,6%. È crollata anche la percentuale di contagiati per numero di tamponi (oltre 30 mila al giorno ormai), dal picco del 33% del 17 marzo ad una forbice tra il 16 e il 20% di questi ultimi giorni. Un discesa costante, faticosa, accompagnata da immagini terribili: dalle salme trasportate via da Bergamo dai mezzi militari alla conta dei medici rimasti uccisi mentre cercavano di salvare i nostri cari. Dei 97.689 casi totali accertati dall'inizio dell'emergenza (solo ieri 5.217 in più) le persone guarite sono 13.030. Per questo la battaglia non è ancora finita, anzi.
Le persone attualmente malate in Italia sono 73.880 di cui 3.906 occupano un letto in terapia intensiva. Ma anche quest'ultimo dato è, paradossalmente, confortante. L'11 marzo la percentuale di aumento di ricoveri in terapia intensiva era superiore al 17%, ieri si è toccato il picco più basso (+1,30%). Ed anche la ripartizione dei malati conferma un miglioramento: dal 10% di malati con necessità di terapia intensiva di allora si è passati al 5% di oggi. Sono meno, in proporzione, anche le persone ricoverate con sintomi. L'unico dato percentuale che cresce è invece quello degli asintomatici in isolamento domiciliare (dal 30% circa ad oltre il 57%). Guardando infine la Lombardia, la regione più colpita dal virus, l'abbassamento della curva è sceso al 5.6% di nuovi contagiati in un giorno con i casi totali che sono arrivati a 41.007.
Ieri, 18 giorni dopo, la percentuale è scesa al 5,6%. È crollata anche la percentuale di contagiati per numero di tamponi (oltre 30 mila al giorno ormai), dal picco del 33% del 17 marzo ad una forbice tra il 16 e il 20% di questi ultimi giorni. Un discesa costante, faticosa, accompagnata da immagini terribili: dalle salme trasportate via da Bergamo dai mezzi militari alla conta dei medici rimasti uccisi mentre cercavano di salvare i nostri cari. Dei 97.689 casi totali accertati dall'inizio dell'emergenza (solo ieri 5.217 in più) le persone guarite sono 13.030. Per questo la battaglia non è ancora finita, anzi.
Le persone attualmente malate in Italia sono 73.880 di cui 3.906 occupano un letto in terapia intensiva. Ma anche quest'ultimo dato è, paradossalmente, confortante. L'11 marzo la percentuale di aumento di ricoveri in terapia intensiva era superiore al 17%, ieri si è toccato il picco più basso (+1,30%). Ed anche la ripartizione dei malati conferma un miglioramento: dal 10% di malati con necessità di terapia intensiva di allora si è passati al 5% di oggi. Sono meno, in proporzione, anche le persone ricoverate con sintomi. L'unico dato percentuale che cresce è invece quello degli asintomatici in isolamento domiciliare (dal 30% circa ad oltre il 57%). Guardando infine la Lombardia, la regione più colpita dal virus, l'abbassamento della curva è sceso al 5.6% di nuovi contagiati in un giorno con i casi totali che sono arrivati a 41.007.
domenica 15 marzo 2020
Coronavirus, la speranza dall'Olanda: «Trovato l'anticorpo, farmaco pronto per essere testato»
Un'arma terapeutica, la prima specifica, contro il coronavirus. È quanto promette di essere un anticorpo monoclonale in grado di attaccarlo. L'hanno messo a punto in Olanda un gruppo di 10 ricercatori dell'Erasmus University Medical Center di Rotterdam e dell'Utrecht University. La ricerca è pronta per essere valutata dalla rivista 'Nature'.
L'anticorpo monoclonale 47D11 potrebbe essere il primo farmaco al mondo specializzato nel rilevare e prevenire l'infezione da coronavirus. Un primo breve annuncio dello studio è stato pubblicata sul sito 'BioRxiv'. Ma prima di vedere questa nuova 'arma' nelle mani dei medici ci vuole ancora tempo: l'anticorpo deve «ancora essere testato sull'uomo (e questo richiederà mesi) e la ricerca sottoposta a revisione tra pari o (peer review) prima che 'Nature' la pubblichi», riporta l'Erasmus Magazine.
«Ora stiamo cercando di coinvolgere un'azienda farmaceutica - che sembra interessata - in grado di produrre l'anticorpo su larga scala. Prima di poter essere commercializzato però, l'anticorpo deve attraversare una fase di sviluppo lunga ed essere testato per le proprietà tossicologiche. Questo processo è ora in corso», ha spiegato Frank Grosveld, che fa parte del gruppo di ricerca.
L'anticorpo monoclonale 47D11 potrebbe essere il primo farmaco al mondo specializzato nel rilevare e prevenire l'infezione da coronavirus. Un primo breve annuncio dello studio è stato pubblicata sul sito 'BioRxiv'. Ma prima di vedere questa nuova 'arma' nelle mani dei medici ci vuole ancora tempo: l'anticorpo deve «ancora essere testato sull'uomo (e questo richiederà mesi) e la ricerca sottoposta a revisione tra pari o (peer review) prima che 'Nature' la pubblichi», riporta l'Erasmus Magazine.
«Ora stiamo cercando di coinvolgere un'azienda farmaceutica - che sembra interessata - in grado di produrre l'anticorpo su larga scala. Prima di poter essere commercializzato però, l'anticorpo deve attraversare una fase di sviluppo lunga ed essere testato per le proprietà tossicologiche. Questo processo è ora in corso», ha spiegato Frank Grosveld, che fa parte del gruppo di ricerca.
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